
Il mutismo selettivo (MS) è un disturbo raro e poco conosciuto.
Ad oggi, nel DSM 5 (Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali), il MS è classificato come un disturbo d’ansia.
Esso viene definito come persistente impossibilità di parlare in situazioni sociali specifiche, quando è richiesta una certa interazione sociale, mentre in altre situazioni parlare risulta possibile.
Il termine “selettivo” indica che il bambino riesce ad esprimersi solo con determinate persone delle quali si fida e in alcune circostanze nelle quali si sente sereno (solitamente l’ambiente familiare), ma mostra difficoltà in ambienti sociali in cui non si sente a proprio agio (sopratutto nel contesto scolastico, poiché è il luogo principale in cui il bambino è esposto a frequenti domande e richieste di prestazione).
La selezione degli interlocutori può essere più o meno ampia fino ad arrivare anche ad un solo genitore.
Il grado di persistenza è variabile: può verificarsi per alcuni mesi oppure mantenersi per diversi anni.
Una remissione completa del disturbo è presente nella maggior parte dei casi, tuttavia possono permanere difficoltà comunicative e relazionali.
Una diagnosi vera e propria di mutismo selettivo si fa solo se il sintomo persiste da più di un mese (non limitato al primo mese di scuola); se interferisce con i risultati scolastici/lavorativi/comunicativi; se l’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce bene la lingua e infine se la situazione non è meglio spiegata da un altro tipo di disturbo.
Caratteristiche solitamente associate al MS sono:
• Eccessiva timidezza
• Imbarazzo sociale
• Isolamento sociale e ritiro
• Negativismo
• Tratti compulsivi
• Accessi di collera o comportamenti lievemente oppositivi
• Normali abilità linguistiche
• Occasionali disturbi della comunicazione
La presenza di tratti simili presenti nei genitori porta ad ipotizzare un ruolo dei fattori neurobiologici e genetico-familiari all’origine del disturbo.
Questi bambini come esprimono il loro disagio oltre che con il silenzio?
I bambini che hanno MS spesso fanno difficoltà a mantenere il contatto visivo con la persona con cui sono in relazione; le loro espressioni facciali risultano inespressive; hanno un’elevata sensibilità per l’ambiente circostante. Se ci si rivolge a loro con attenzione il loro linguaggio del corpo è impacciato, di solito questi bambini rivolgono lo sguardo verso il basso durante una conversazione, a volte si toccano i capelli (segnale di un elevato livello di ansia) oppure si nascondono.
Molto spesso i bambini somatizzano, lamentando: mal di stomaco, mal di testa, nausea, manifestazioni di pianto o di collera; con l’aumentare dell’età i sintomi si modificano in palpitazioni cardiache, svenimenti, tremori e eccessiva sudorazione. A scuola molti bambini hanno difficoltà a chiedere di andare al bagno e a mangiare.
Quale funzione può avere il MS nella storia di vita del bambino?

Ad oggi si ritiene che il MS potrebbe essere uno strumento usato dal bambino per controllare e gestire l’ansia.
Il silenzio di un bambino può essere descritto un po’ come una punta di un iceberg, sotto il quale possono esserci: paura, vergogna, impotenza, ansia, inaiutabilità, bassa autostima, bassa autoefficacia, controllo, inadeguatezza, insicurezza.
L’idea comune a chi si trova di fronte ad un bambino selettivamente muto è che il suo comportamento sia provocatorio e di sfida, tuttavia è di fondamentale importanza comprendere che l’assenza della parola è dettata da un elevato livello d’ansia e una conseguente paura che il bambino riesce a controllare solamente tacendo. Ciò non vuol dire che ai bambini non causi sofferenza il loro stare in silenzio, perché il desiderio di stare con gli altri e giocare con gli amici è presente come in tutti gli altri bambini.
Obiettivi che si possono raggiungere in terapia:
• ridurre la frequenza e l’intensità della risposta d’ansia;
• ottenere una condizione di sufficiente tranquillità nel contesto sociale problematico per il bambino;
• fornire strategie per stabilire e mantenere relazioni interpersonali;
• stimolare l’espressione (non necessariamente in modo verbale) di pensieri, emozioni e bisogni;
• elevare l’autostima e i sentimenti di sicurezza.
Come conviene rivolgersi a un bambino con mutismo selettivo:
• parlare con lui normalmente, con un tono pacato e calmo senza aspettarsi una risposta istantanea;
• ridurre il più possibile il contatto visivo se il bambino è a disagio;
• evitare domande incalzanti prediligendo domande alle quali il bambino potrà rispondere non verbalmente;
• astenersi dal chiedergli perché non sta parlando: questo aumenterà solo la sua ansia;
• non mostrarsi estremamente sorpresi e non porre un’enfasi eccessiva nell’eventualità in cui il bambino cominci a parlare: ciò potrebbe metterlo in imbarazzo e determinare una nuova chiusura;
• se altri adulti o bambini chiedono insistentemente il perché del suo mutismo, si consiglia all’adulto di intervenire proteggendolo e rispondendo: “Parlerà quando si sentirà tranquillo, quando vorrà o si sentirà pronto per farlo!”;
• cercare con lui una vicinanza che lo aiuti a non sentirsi intimorito e a non avere eccessiva ansia;
• divertirsi con il bambino stimolandolo a fare il maggior numero di esperienze sociali, pur lasciandogli il tempo di cui ha bisogno per esporsi.
Dott.ssa Laura Schiavo
